sabato 25 dicembre 2021

Nostalgia di Giulio Alfredo Maccacaro, nostalgia di Giacomo Mancini

 Giulio A. Maccacaro

"E in Italia?"

Prefazione a Henning Sjoström e Robert Nilsson, Il talidomide e il potere dell'industria farmaceutica, Feltrinelli, 1973.


(...) Nell'autunno 1960, quando A. Sabin veniva all'Istituto Superiore di Sanità ed il Ministro della Sanità andava al Congresso di Pediatria, la produzione di vaccino antipoliomielitico era riservata a due industrie farmaceutiche: l'ISI (Istituto Sieroterapico Italiano)[xxii] di Napoli e l'ISM (Istituto Sieroterapico Milanese) di Milano.[xxiii] La terza industria italiana specializzata nel settore “sieri e vaccini” è la SCLAVO (Istituto Sieroterapico Vaccinogeno Toscano) di Siena che, a quel tempo, si preparava a sua volta a produrre vaccino antipolio, ma precisamente del tipo Sabin.

Invece l'ISI e l'ISM producevano già, e soltanto, vaccino del tipo Salk: per esso avevano attrezzato gli impianti, di esso venivano riempiendo i magazzini. La produzione italiana era duopolistica ed il mercato era praticamente monopolistico dacché un acquirente soverchiava largamente gli altri: proprio il Ministero della Sanità. È questo Ministero che, quando ebbe notizia che la SCLAVO aveva preparato del vaccino orale tipo Sabin, mandò un medico provinciale a sigillarne i flaconi per impedirne la distribuzione. Intanto continuavano la produzione e la vendita, l'ammortamento degli impianti, l'esaurimento delle scorte e l'accumulazione dei profitti dell'lSI e dell'lSM. E così che si arriva al 1964 quando un altro Ministro della Sanità [xv], convinto anche lui ma fortunatamente in un altro senso, che il suo dicastero “non può fare dei bambini italiani cavie da esperimento”, diede il via alla distribuzione del vaccino orale attenuato. Da allora la poliomielite è andata praticamente scomparendo: 20 casi in tutta Italia durante i primi nove mesi del 1971!

Si può, dunque, concludere che la grande maggioranza dei 9.509 casi di poliomielite verificatisi in Italia nel triennio 1961-1963 sarebbero potuti essere risparmiati – per capire cosa questo significhi bisogna fare lo sforzo di pensarli uno a uno, famiglia per famiglia, bambino per bambino, bara per bara, paralisi per paralisi – se un certo vaccino fosse stato tempestivamente sostituito da un altro. 

Ma il godimento di questo beneficio è stato posticipato subordinandolo a precisi calcoli di ammortamento...  alle esigenze di profitto dell'industria che fino allora aveva prodotto il vaccino Salk corrispose un totale asservimento degli organi statali e del loro massimo responsabile: il Ministro della Sanità.[xxiv] 

[xxiii] Sul mercato italiano erano anche presenti 7 vaccini antipolio tipo Salk prodotti da 5 ditte americane, una canadese ed una svizzera.

[xxiv] Collettivo dell’Istituto Superiore di Sanità, op. cit., p. 36.

[xv] Il Ministero della Sanità fu retto da: Camillo Giordana (democristiano) dal 16 febbraio 1959 al 20 febbraio 1962, Angelo Raffaele Jervolino (democristiano) dal 21 febbraio 1962 al 4 dicembre 1963, Giacomo Mancini (socialista) dal 5  dicembre 1963 al 21 luglio 1964.


Si veda anche: Pietro Mancini, ... Mi pare si chiamasse Mancini..., Luigi Pellegrini Editore, 2016

 


| Giulio Alfredo Maccacaro (Codogno 8 gennaio 1924 – Milano, 15 gennaio 1977) |

"La verità è che a Codogno, grazie a una straordinaria e anonima dottoressa con qualità cliniche di altissimo livello, l'Italia ha scoperto l'epidemia. Ha avuto il tempo per reagire e può tentare di limitarne le conseguenze".

Cosa è successo a Codogno?
(risponde Stefano Paglia, 49 anni,  primario dei pronto soccorso di Codogno e di Lodi)
"Il cosiddetto "paziente uno" all'inizio aveva i sintomi classici di un'influenza e per due volte ha negato relazioni sospette con la Cina. Non rispondeva alle terapie ed essendo giovane era stato invitato invano a rimanere in ospedale sotto osservazione. Si è ripresentato il 19 notte, la polmonite si era aggravata, nessun farmaco funzionava. Nel primo pomeriggio di giovedì 20, dopo il trasferimento dalla medicina alle terapie intensive, si è accesa la lampadina all'anestesista che ha salvato tutti dalla catastrofe". 

Quanto tempo è passato prima che scattassero le misure anti contagio? "La mia collega, forzando il protocollo, ha fatto fare il tampone. Prima ancora di avere conferme, personale e reparti sono stati messi in sicurezza".
§


Giulio Alfredo Maccacaro è stato medico, biologo e biometrista, cioè uno scienziato che si è occupato di metodi della statistica applicata alla medicina e alle ricerca delle cause soprattutto ambientali e lavorative delle malattie.
Nasce a Codogno l'8 gennaio 1924, nel 1942 si iscrive all'Università di Pavia e studente, partecipa alla Resistenza nelle forze partigiane dell'Oltrepò pavese, con la brigata Barni; nel 1945 entra al Collegio Ghislieri di Pavia.
Si laurea, nel 1948 a Pavia, in Medicina e Chirurgia e diviene ricercatore nella stessa Università.
Negli anni 1949-50 si trasferisce presso l'Università di Cambridge, nel 1951 ritorna in Italia come assistente presso l'Istituto di Igiene Università di Pavia e all'Istituto di Patologia generale Università degli studi di Milano.
Dal 1954 al 1963 è ricercatore presso l'istituto di Microbiologia, Facoltà di Medicina dell'università di Milano. Nel 1959 lavora come ricercatore presso il Department of Chemistry del Chelsea College of Science and Tecnology di Londra, come relatore del corso "Storage and transfer of information in bacteria" e l'anno successivo alla Microbial Genetics Research Unit del Medical Research Council di Londra.
Negli anni 1961-1962 è relatore del corso "Anatomy and function in microorganism" della Gordon Conference di Meridien, Stati Uniti e docente ricercatore presso l'Università degli studi di Modena; consegue libera docenza in Statistica Sanitaria e Microbiologia.
Nel 1964-65 a seguito di concorso è professore di Microbiologia presso la Facoltà di Scienze dell'Università degli studi di Sassari e nel 1966 è vincitore di un secondo concorso e viene chiamato a Milano alla Cattedra di Statistica Medica e Biometria della Facoltà di Medicina e Chirurgia. Sotto la sua direzione - tra gli altri - si laurea lo psicanalista Elvio Fachinelli. In ultimo, è nominato direttore dell'istituto e del Centro Zambon per le applicazioni biomediche del calcolo elettronico, da lui voluti. I suoi interessi principali riguardarono:
    * La statistica sanitaria e le ricerche di statistica clinica. con contributi alla biometria, studio delle diagnosi automatiche, organizzazione e recupero dei dati clinici. Disegni ed analisi delle sperimentazioni con i farmaci; controlli di qualità dei dati clinici di laboratorio e programmazione degli screenigs multifasici di massa orientati alla medicina preventiva.
    * Biometria tassonomica
    * Biometria farmacologica
    * Biometria genetica
    * Microbiologia, nelle sue implicazioni sanitarie e preventive.

G.A.Maccacaro fu uno scienziato che visse in modo completo la sua professione di studioso e ricercatore e il suo impegno sociale. Fu sempre dalla parte dei lavoratori e degli studenti ai quali profuse tempo ed energie; visse in modo onesto la sua professione di docente, senza ottenerne facili privilegi. (Sapere 1976, 1977)
Diresse le collane:
    * Salute e società Etas/Kompass (1970)
    * Medicina e potere (13 volumi) Feltrinelli (1973)
Diresse la rivista:
    * Sapere (1974) (nuova serie, con Giovanni Cesareo)
Fondò la rivista:
    * Epidemiologia e prevenzione (1976) della quale fu anche direttore.
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Discorso pronunciato il 2 febbraio 1975 presso la Fondazione Limberti, in Codogno, durante la cerimonia per la consegna del premio “Codognese benemerito”, Codogno 1977 (ed. f.c. a cura della Associazione Pro Loco Codogno); rist. in Per una medicina..., op. cit., pp. 483-491.



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Giorgio Bert, Giulio Maccacaro e la scommessa sul cambiamento


Una grande figura del territorio lodigiano
l'appello di Viviana Stroher

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Epidemiol Prev 2019; 43 (5-6), settembre-dicembre

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Nostalgia di Mancini
Porti chiusi, politici ondivaghi e codardi, starlette leghiste, amministratori scunchiudenti,  movimenti narcifascisti, effimeri comitatoni di scienziatoni ... ad un certo momento irrompe un ministro socialista che si è rotto le palle di picciriddri muorti o sulle sedie a rotelle, manda affanculo i politici e i pediatri sul libro-paga delle farmaceutiche e con quelli i sostenitori di Jonas Salk e nel giro di pochi mesi orchestra “la più grande campagna sanitaria mai condotta in Italia”. Oltretutto il "metodo orale Sabin” - che utilizza virus attenuati - costava di meno e non aveva bisogno di essere inoculato. Si presenta come due gocce su uno zuccherino, è molto più efficace e i picciriddri sono contenti. Non fu cosa semplice. Quando i Ministri della Sanità, precursori di Giacomo, (non facciamo nomi: Camillo Giordana e Angelo Raffaele Jervolino) ebbero notizia che la SCLAVO stava preparando il vaccino orale tipo Sabin, mandarono un medico provinciale a sigillarne i flaconi per impedirne la distribuzione. Intanto continuavano la produzione e la vendita, l'ammortamento degli impianti, l'esaurimento delle scorte e l'accumulazione dei profitti dell'lSI e dell'lSM, il duopolio del Salk. Si osservi che queste notizie non le ho trovate su Dagospia ma su uno studio di Giulio Maccacaro, il massimo epidemiologo italiano (purtroppo deceduto nel 1977: ironia volle che fosse di Codogno). Forse ancora non c'era bisogno di mascherine (anche se per il contagio oro-fecale sarebbero state utilissime), ma si fece in modo che almeno i cucchiaini fossero sterili e che i vaccini fossero ben conservati. Morale della favola, non so quante migliaia di frigoriferi il ministro Mancini fece acquistare.  Pochi giorni fa Robert Gallo, fra gli scopritori, negli anni ’80, del virus dell’Aids e del primo test per diagnosticare l’Hiv, da Floris ha raccontato che «Con un mio collega virologo russo mi sto battendo per usare il vaccino della poliomielite - ha aggiunto - che si prende per via orale ed è sicuro (insomma si stava riferendo al Sabin) e che sospettiamo possa rallentare il coronavirus».  «Potrebbe abbassare la curva dell'epidemia finché non troveremo un vaccino specifico».  Chissà, le celle frigorifere di Mancini potrebbero essere ancora utili.

venerdì 24 dicembre 2021

mercoledì 22 dicembre 2021

Distanziamento, amuchina, mascherina













Η Ξενητειά του Έρωτα
(L'amore emigrato)



Совместное выступление с схиархимандритом Серафимом (Бит-Хариби)

Partenza Amara
Coro A.N.A. di Milano
Album
I Canti Della Memoria


















venerdì 10 dicembre 2021

Con o senza


 

trait d'union

locuzione
  1. 1.
    Lineetta, trattino tipografico.
  2. 2.
    FIG.
    Quanto, persona o cosa, serve come elemento di connessione o collegamento fra più persone o cose; tramite.

detto senza riferimento alla cannabis


la calpestabilità dell'erba

perché le cose stanno in piedi

Un'asta lunga non si "rompe" quando si ingobba, ma si limita a piegarsi elasticamente in modo da schivare il carico. Se durante l'ingobbamento non si è superato il "limite elastico" del materiale, quando si rimuove il carico l'asta non farà altro che raddrizzarsi e riprendere la forma iniziale, senza che l'esperienza l'abbia minimamente turbata. Questa caratteristica può essere spesso un elemento positivo, poiché in questo modo è possibile progettare strutture "infrangibili". In termini più generali, è il modo in cui funzionano i tappeti e gli zerbini. Come è prevedibile, la natura usa questo principio in lungo e in largo, specialmente per piante basse come l'erba che vengono inevitabilmente calpestate. Ecco perché si può camminare su un prato senza danneggiarlo."

James Edward Gordon, Strutture, ovvero perché le cose stanno in piedi


Non luogo a procedere 

E' di Benjamin la distinzione tra l'ottica con cui una città è vista da uno straniero e da un nativo del luogo: mentre lo straniero ha una visione prevalentemente spaziale, il nativo ne ha una visione soprattutto temporale. Le mappe e ancor più le osservazioni ad esse connesse s'inscrivono in una topografia culturale, "presuppongono un viaggio della mente e un'idea di spazio che, di epoca in epoca, accrescono le possibilità spirituali non solo di chi guarda l'oggetto città, ma dell'oggetto guardato; non solo di chi pensa, ma dell'oggetto pensato" (Maria Corti).

Mi viene poi in soccorso Cesare Pavese, per il quale il paese, il pavese, non è un'entità topografica ma topologica: il luogo in quanto mitico. Il luogo è una funzione logica da segnare con la A maiuscola, quella dell'altro. "Tale il mio paese, tale io". Ogni paese è il paese che mi pare e il paese che mi appare è mobile, straniante, sempre diverso. Ripensandolo posso turbarlo, posso modificarlo. Allo stesso modo di come posso modificare il passato (è l'ipotesi freudiana). Le strade di casa sono sempre diverse: per questo non si danno radici. Il paese non è un luogo fondante, l'infanzia non è un tempo fondante, ma semplicemente il tempo e il luogo che sono stati più alterati, modificati, interpretati. Ecco perché si tratta di questioni così importanti per il soggetto.





La macchina-cinema ha fatto da apripista delineandone i passi necessari: soggetto, trattamento, sceneggiatura, storyboard. Ma vuoi mettere imparare facendo, assistito da un regista esperto, da un mastro artigiano?






Dovremo imparare a riconoscere che le cose stesse sono i luoghi e non solo appartengono a un luogo. Un enunciato heideggeriano che ricordo grazie alla intermediazione amichevole di Christian Norberg-Schulz.



Appunti in attesa di discorsi compiuti





Pensiamo a Giacinto come a una topologia, perennemente "sulla soglia", del supermarket come della chiesa, che presenziava e ti accompagnava, forte di qualche entratura nell'alto dei cieli (Sant'Antonio, dell'Orto e non Sant'Antonio Abate o di Padova) l'unico degno di nominazione e di gloria.
















giovedì 9 dicembre 2021

La vecchiaia è 'na carogna

 


 

figghiòla, 16 anni, 26 vaccinazioni già effettuate molte delle quali obbligate, qualcuna consigliata: ad es. le 2 pfeizer anticovid, che potrebbero essere molto presto obbligatorie (dipende dagli scenari epidemiologici e dalla situazione scolastica).









Per una puntuale analisi critica delle paranoie agambeniane Cfr.



Ara squagliata dà nive

Non so quale forma patologica di narcisimo conduce il prof. Agamben a 
negare l'esistenza della pandemia. Sul punto occorrerebbe chiedere a 
Gino Strada, Giulio A. Maccacaro, a Giacomo Mancini (ministro della 
sanità "antipolio" negli anni '60) e magari pure a Jean-Luc Nancy. 
Purtroppo sono morti e il sottoscritto non ha sufficente stoffa e levatura 
per mandare affanculo il grande professore del quale ho letto molti 
suoi libri. 
Da "Stanze" a "Idea della prosa" e a "Che cos'è un dispositivo", 
in un crescendo di pochezza e di miserabilia. 
Segno evidente che ara squagliata dà nive si vidàno i str****