Fu per problemi di salute
che Franz
Schubert (1797-1928) lasciò incompiuta la sua Sinfonia n. 8? Improbabile. Come è
certo che non fu la morte precoce, verosimilmente a causa dei postumi della
sifilide, a strapparlo dalla sua creatura, poiché vi mise mano nel 1822 e prima
della scomparsa ebbe il tempo di scrivere la n. 9. Fu dunque per disamore? O perché quell’opera lo
stava guidando in un territorio che i contemporanei avrebbero giudicato troppo
avanti? Fu per timore di non essere compreso? O semplicemente per l’angoscia di
non trovare altri due movimenti all’altezza di quel sublime e tormentato
secondo, tanto potente da non aver mai scoraggiato i posteri (già nel 1865 fu
eseguita da Johann
Ritter von Herbeck a Vienna)?
I più rigorosi hanno accettato l’incompiuta per
quello che è – bellezza colta nella sua fuggevolezza. I più arditi hanno
cercato tra mille critiche e difficoltà di scriverne il seguito; von Herbeck
utilizzò come finale l’ultimo movimento della Sinfonia n. 3; i due musicologi inglesi Gerald Abraham e Brian Newbould adattarono
lo scherzo abbozzato
dallo stesso Schubert per il terzo movimento e come quarto l’intermezzo in si
minore tratto dalle musiche di scena per il dramma Rosamunda. Ma quel che si è
ascoltato ieri sera nella prestigiosa Cadogan Hall di Londra, avrebbe
terrorizzato Schubert al pari dello spettro di Bach: l’Intelligenza Artificiale
di Huawei, leader mondiale della tecnologia, unita alla creatività umana, è
riuscita per la prima volta in un’impresa senza precedenti, completare gli
ultimi due movimenti della celeberrima Unfinished
Symphony.
L’opera è stata eseguita
'interamente' dai 66 elementi della English Session Orchestra nel corso di
una serata-evento per cinquecento ospiti tra giornalisti, fashion blogger e
influencer con da cinquantamila follower in su. 197 anni fa sarebbe stata
giudicata roba da marziani: l’inedita versione della Sinfonia Incompiuta
firmata Huawei è stata creata grazie all’utilizzo di un modello di Intelligenza
Artificiale che beneficia direttamente della potenza di elaborazione della
doppia unità Npu di Huawei Mate 20 Pro. Analizzando il timbro, il tono e il
metro del primo e del secondo movimento esistenti, l’AI è stata in grado di
generare la melodia per i mancanti terzo e quarto movimento e creare, complice
il compositore Lucas Cantor, una partitura orchestrale fedele allo stile e allo
spirito dell’originale Sinfonia
no. 8. Un’operazione che incuriosisce e si presta a una miriade di
interpretazioni, a un tempo entusiasmanti e inquietanti.
"Abbiamo utilizzato il potere dell’AI per
spingerci oltre i confini di ciò che è umanamente possibile e mostrare il ruolo
positivo che la tecnologia ricopre nella cultura moderna. Se il nostro
smartphone è così intelligente da fare questo, dove potrà spingersi
ancora?", ha detto Walter Ji, Presidente Huawei Weu Cbg. Cantor, più
avvezzo alle partiture che agli algoritmi, ha spiegato: "Il mio ruolo nel
progetto è stato quello di estrarre il meglio dall’AI e affinarlo, per
garantire che il risultato finale fosse impeccabile, pronto per essere suonato
da un’orchestra sinfonica. Il risultato di questa innovativa collaborazione con
l’Intelligenza Artificiale dimostra ancora una volta che la tecnologia offre
incredibili possibilità". Lo sviluppo sinfonico è perfettamente coerente,
anche se la tensione drammatica dell’opera nel terzo e quarto movimento sembra
distrarsi in favore di atmosfere più in sintonia con la musica dei decenni
successivi che con la cifra del compositore – per non parlare del finale
chiaramente beethovenizzato; che qualcuno abbia sussurrato all’Intelligenza
Artificiale che Schubert è stato il più audace pre-romantico tra i suoi
contemporanei?
I più rigorosi hanno accettato l’incompiuta per quello che è – bellezza colta nella sua fuggevolezza.
I più arditi hanno cercato tra mille critiche e difficoltà di scriverne il seguito;
In questa sinfonia confluiscono
infatti tutti gli elementi di originalità tipici dello Schubert liederista, le
caratteristiche di duttilità e cantabilità della melodia, la capacità pressoché
inesauribile di far fluire il discorso musicale non solo attraverso la
proliferazione delle idee melodiche, spesso sottilmente collegate tra loro non
tanto dalla comunanza di materiali ma dall’unità emotiva che ne è alla base, ma
anche dalla cornice, sempre variegata e sensibile, che racchiude questa
continua invenzione melodica.
Queste caratteristiche, che si
manifestano già in maniera del tutto originale nelle miniature dei lieder,
in cui traggono vita dal rapporto osmotico con il testo poetico, divengono
assolutamente geniali nella Sinfonia Incompiuta, perché riescono
a vivere di vita propria all’interno di una costruzione musicale pura,
nella quale idee di natura tipicamente liederistica si fondono con elementi –
più adatti ad un trattamento di tipo sinfonico – di natura strettamente
più motivica, che però condividono con le prime l’atmosfera
espressiva e la sostanziale identità di ispirazione di fondo.
Anche nei tratti più
sinfonicamente tradizionali della sezione di sviluppo del primo movimento, dove
vengono apparentemente utilizzati i mezzi tipici di conduzione di uno sviluppo
sonatistico, Schubert riesce comunque ad infondere una vita nuova nei mezzi
tradizionali e a mantenere una consequenzialità delle idee musicali e degli
episodi che si configura nettamente diversa da quella della tradizione
sinfonica a lui precedente; il flusso musicale ha una coerenza, infatti, che
non deriva dalla logicità dello sviluppo di materiali di base spesso costituiti
da cellule minime, sia essa di stampo illuministico, come in Haydn, o
caratterizzata da una irrefrenabile, vitale ed inevitabile invenzione come in
Mozart, oppure derivata da una precisa forza etica, come in Beethoven; la sensazione
di inevitabilità, e quindi di perfezione formale, originata nell’ascoltatore
dall’Incompiuta, nella quale, si può dire, ogni idea musicale ha il
suo giusto posto ed il suo esatto momento, è raggiunta da Schubert mediante una
coerenza emotiva di fondo.
Ogni idea dell’Incompiuta affonda
le sue radici non tanto in una necessità strutturale ma in un profondo abisso
esistenziale in cui i fermenti della filosofia e della sensibilità romantica
stanno poco a poco spostando il centro dell’attenzione del compositore dalla
macrostruttura unitaria, che informa di sé ogni singolo particolare, al
particolare, spesso frutto di un particolare stato emozionale che mano mano
conduce ad una poetica sempre più frammentata.
Schubert si trova però in un
momento di passaggio: istintivamente è vicino alle linea patetico-soggettiva di
una parte della sensibilità romantica, quella dell’idealismo più irrazionale e
vagamente misticheggiante (e non quella quindi hegeliana), ma è ancora permeato
di una tradizione in cui l’organicità del tutto ha ancora un suo peso specifico
ben definito, come d’altra parte dimostrano le altre sinfonie. Nell’Incompiuta,
unica nelle sue sinfonie, Schubert riesce ad operare una perfetta sintesi tra
le sue istanze e quelle del sinfonismo classico-sonatistico, realizzando una
forma musicale poeticamente viva, in senso romantico, ma anche classicamente
equilibrata.
La coesione musicale è ottenuta
diversamente nel primo e nel secondo movimento. Il primo infatti, vibrante
nelle sue due componenti tematiche – che si configurano come delle vere e
proprie isole all’interno del movimento, soprattutto il secondo nella sua
cantabilità liederistica –, trova il suo elemento coesivo nel tema introduttivo
(miss. 1-8) che, perfettamente collegato
emotivamente al vero e proprio primo gruppo tematico (miss. 9 e
ss.), è l’elemento
portante dello sviluppo e di tutta la struttura in forma-sonata. Il secondo
movimento, invece, pur ricalcando una classica forma da secondo movimento ABAB,
trova il suo elemento coesivo in una continua espansione e contrazione di un
medesimo flusso melodico, che sottintende una ispirazione romantica profonda,
intimistica ma spesso vertiginosa, non priva di accensioni tragiche.
Non si può infine, nel tratteggiare
a grandi linee gli elementi originali di questa sinfonia, tacere della
importanza che riveste l’aspetto timbrico, che partecipa efficacemente della
intrinseca vita di ogni momento musicale, tentando, all’interno di una
strumentazione classica, un allargamento in senso espressivo delle potenzialità
timbriche degli strumenti.
Pur nella sua incompletezza,
questa sinfonia di Schubert compie un affascinante percorso spirituale, aprendo
una nuova dimensione al sinfonismo, non più legato ad una logica che si dipana
in linea retta, ma in una forma che comincia a rifrangersi in più direzioni,
divenendo sempre più inafferrabile e meno certa. I temi, soprattutto nel primo
movimento, divengono delle isole piuttosto che delle cellule germinatrici,
mentre un elemento solo diventa spesso l’unico tramite con la logica di uno
sviluppo sinfonico, sviluppo che, comunque, si frammenta in episodi che si
giustappongono per necessità più drammatiche che di naturale evoluzione del
materiale musicale.
La sinfonia, con il mirabile
apporto dell’Incompiuta, non rimane più l’estrinsecazione di una
logica costruttiva, di un kosmos, ma una sorta di mondo
spirituale – e qui mi sembra plausibile un paragone con le istanze di
interiorizzazione della realtà tipiche dell’idealismo irrazionale romantico
tedesco – che può essere contemplato da vari punti di vista e che in sé ingloba
tutta l’esperienza umana, senza un ordine prestabilito, ma nella compresenza
delle più varie situazioni spirituali. Senza l’Incompiuta difficilmente
si sarebbero aperte quelle strade che avrebbero portato così lontano la
sinfonia dal modello classico viennese, come avvenne nell’esperienza
compositiva di Bruckner o Mahler.
(Andrea Amici)
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